Palestrina

Questo posto è Luoghi religiosi, Luoghi storici
STORIA BREVE
Palestrina è un comune italiano di 21 942 abitanti[1] della città metropolitana di Roma Capitale nel Lazio, situata lungo la via Prenestina, a cui ha dato il nome, in quanto l’antico nome della città era Praeneste.
L’attuale Palestrina sorge sull’antica Praeneste, città latina celeberrima in età antica per il Santuario della Fortuna Primigenia, santuario dedicato alla dea Fortuna Primigenia[4] e che gli studi più recenti datano agli ultimi decenni del II secolo a.C.
I primi reperti archeologici attestanti l’occupazione del sito e relativi a sepolture cosiddette principesche (Tomba Barberini e Tomba Bernardini), risalgono all’inizio dell’VIII secolo a.C., alla vigilia della fioritura che investì la città in età orientalizzante (VIII-VII secolo a.C.).
Fonte: Wikipedia
Cattedrale di Sant'Agapito martire
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La chiesa di Sant’Agapito martire è la cattedrale della sede suburbicaria di Palestrina. Ha la dignità di basilica minore.[1]
La chiesa ha origini molto antiche. Trae le sue fondamenta su quello che doveva essere il tempio pagano dedicato a Giove Imperatore, all’interno del foro di Praeneste. Nell’898 vennero qui traslate le reliquie di sant’Agapito martire, fino ad allora conservate all’interno della Basilica cimiteriale extramoenia delle Quadrelle. L’edificio fu poi ampliato dall’allora vescovo diocesano Conone, con la creazione delle due navate laterali e la realizzazione della cripta sottostante l’area presbiteriale. La Basilica venne solennemente consacrata il 16 dicembre 1117 da papa Pasquale II.
La facciata conserva il timpano romanico nella sua parte superiore, mentre il portale di marmo del 1503 reca, a sinistra, lo stemma del cardinale Girolamo Bassi della Rovere, al centro Agapito con la palma del Martirio, a destra lo stemma della famiglia Colonna. La facciata conserva tracce di un’antica meridiana di epoca romana.
L’interno è a tre navate divise da pilastri, con cappelle laterali. La parte superiore della navata centrale è decorata con dei medaglioni che ritraggono le effigi dei vescovi prenestini, mentre tra le finestre sono raffigurati alcuni santi e martiri della città.
Fonte: Wikipedia
Museo archeologico nazionale di Palestrina
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Il Museo archeologico nazionale di Palestrina, anche conosciuto come Museo archeologico prenestino, è un museo archeologico ospitato nel palazzo Colonna Barberini di Palestrina (antica Praeneste), che occupa le terrazze superiori del santuario della Fortuna Primigenia. Il museo è stato inaugurato nel 1956 e rinnovato nel 1998: nel 2014 ha contato 20 776 visitatori[2]. Nel 2015 ha aumentato il numero di visitatori a 22 586.[senza fonte]
Dal dicembre 2014 il Ministero per i beni e le attività culturali gestisce santuario e museo tramite il Polo museale del Lazio, nel dicembre 2019 divenuto Direzione regionale Musei.
Il percorso di visita inizia nelle sale che si aprono a sinistra dell’atrio di ingresso. L’ultima sala in fondo (sala I) ospita le testimonianze del culto della dea Fortuna, alla quale era dedicato il santuario della Fortuna Primigenia. Vi sono esposte una statua di Iside-Fortuna, proveniente dall’iseo presso la basilica nel foro cittadino, datata al II secolo a.C., con veste in marmo grigio dell’isola di Rodi[3], e una testa di Fortuna rinvenuta nel pozzo della terrazza degli emicicli del santuario della Fortuna Primigenia e pertinente probabilmente alla statua di culto.[4]
Fonte: Wikipedia
Santuario della Fortuna Primigenia
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Il santuario della Fortuna Primigenia è un complesso sacro dedicato alla dea Fortuna della città di Praeneste (oggi Palestrina, Roma). Si tratta del “massimo complesso di architetture tardo-repubblicane dell’Italia antica“[1].
Dal dicembre 2014 il Ministero per i beni e le attività culturali gestisce il sito e l’adiacente Museo archeologico nazionale tramite il Polo museale del Lazio, nel dicembre 2019 divenuto Direzione regionale Musei.
Il santuario fu costruito alla fine del II secolo a.C. La datazione del complesso, tradizionalmente considerato di età sillana, fu rimessa in discussione dai primi editori del complesso (F. Fasolo, G. Gullini, Il santuario della Fortuna Primigenia a Palestrina, I-II, Roma 1953), che lo attribuirono piuttosto alla metà del II secolo a.C., ed è stata quindi riportata su basi epigrafiche alla fine dello stesso secolo[2].
I ritrovamenti attestano tuttavia l’esistenza del culto già dal IV–III secolo a.C.
Fonte: Wikipedia