Nemi

Questo posto è Laghi, Luoghi storici
STORIA BREVE
Nemi (Nèmi[5], /ˈnɛmi/) è un comune italiano di 1 926 abitanti[2] della città metropolitana di Roma Capitale nel Lazio.
Posizionato quasi al centro dei Colli Albani, a 521 m s.l.m.,[6] Nemi è il secondo comune più piccolo dell’area dei Castelli Romani dopo Colonna, noto per la coltivazione delle fragole e per la relativa sagra[7], che si svolge ogni anno la prima domenica di giugno.
Nemi è stata fregiata della “bandiera arancione” dal Touring Club Italiano per l’ottima qualità dell’accoglienza e del soggiorno del turista.[9] Il comune è interamente incluso nel perimetro del parco regionale dei Castelli Romani.[10]
Fonte: Wikipedia
Lago di Nemi
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Il lago di Nemi è un piccolo lago vulcanico, più in alto di 25 metri rispetto al lago Albano, sui Colli Albani nel territorio dei Castelli Romani.
Secondo il rapporto di Goletta dei Laghi del 2009, il lago risulta balneabile per la sua interezza ad eccezione della zona antistante il Museo delle Navi.
Il lago era un apprezzato luogo di divertimenti e villeggiatura degli antichi romani. Tra l’altro, nelle vicinanze erano situati un bosco e un luogo di culto dedicati alla dea Diana; “Nemi” infatti prende il nome (e lo attribuisce anche al paese che sorge sopra di esso) dal Nemus Dianae, bosco sacro dedicato alla dea; l’edificio di età romana a lei dedicato, il tempio di Diana, sorgeva originariamente sulle rive del lago ma ora ne è relativamente distante per la diminuita capienza del bacino. L’emissario, anch’esso di epoca romana, nel suo tratto sotterraneo è lungo 1650 metri, passa sotto Genzano attraversando il recinto craterico del Vulcano Laziale e si riversa incanalato nella Vallericcia.
Fonte: Wikipedia
Museo delle navi romane di Nemi
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Il Museo delle navi romane si trova lungo le rive del lago di Nemi, in provincia di Roma.
Nessun autore dell’antica Roma ha mai parlato delle navi imperiali nel lago di Nemi. Se ne supponeva l’esistenza perché, già nel medioevo, accadeva che, di tanto in tanto, venissero pescati alcuni reperti archeologici.
Dopo diversi studi si scoprì che appartenessero all’imperatore Caligola. Quando questi morì, presumibilmente, le due navi furono affondate, nel rispetto della condanna alla damnatio memoriae.
Dopo diversi tentativi di recupero, il 28 marzo 1929 affiorarono le più alte strutture della prima nave. Anche l’altra nave fu tratta a riva ed entrambe trovarono posto nel Museo delle Navi Romane.
La notte tra il 31 maggio e il 1º giugno del 1944 un incendio avvampò sulle rive del lago di Nemi. In realtà si trattava di un bombardamento alleato nei confronti di una batteria antiaerea formata da quattro cannoni nazisti. Nella foga del bombardamento i custodi del museo osservarono che i nazisti si aggiravano con un lume all’interno del museo e quindi il giorno dopo era interamente incendiato. Tutto andò distrutto, comprese le due navi. Si salvarono solo quei reperti che erano stati precedentemente trasportati nel museo nazionale romano. I nazisti abbandonarono la loro postazione il 2 giugno, mentre gli americani arrivarono due giorni dopo, senza trovare più alcunché da salvare.[3]
Fonte: Wikipedia