Fumone

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STORIA BREVE
Fumone è un comune italiano di 1 976 abitanti della provincia di Frosinone nel Lazio. Noto per essere stato luogo di prigionia per papa Celestino V dopo la rinuncia di questi al pontificato.
Secondo la leggenda le origini di Fumone risalirebbero ai tempi di Tarquinio il Superbo (V secolo a.C.) che vi si sarebbe rifugiato dopo essere stato cacciato da Roma.
Di certo sappiamo che, in virtù della sua collocazione geografica, e per essere compreso fra i tre centri maggiori del popolo degli Ernici (Alatri, Anagni, Ferentino) assolve fin dall’antichità un’importante funzione di controllo del territorio. In particolare, nel corso del Medioevo, il colle di Fumone diventa fondamentale per la sicurezza di Roma in tempi segnati da incursioni saracene e normanne: in caso di invasioni raccoglie i segnali di fumo che segnalano un pericolo incombente inviati dalle località più direttamente minacciate, e li rinvia all’Urbe. Proprio a questa sua funzione si deve il nome Fumone, e il detto «Quando Fumone fuma, / tutta la Campagna trema».
Fonte: Wikipedia
Castello Longhi
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Il castello di Fumone è stato la principale fortezza militare dello Stato Pontificio del basso Lazio; fu usato per oltre 500 anni (XI–XVI secolo) come punto di avvistamento. Le fumate che venivano prodotte dall’alta torre comunicavano in tutta la Campagna e Marittima che dei nemici si erano immessi sulla via Casilina ed avvertivano la popolazione di trovare un rifugio. Da ciò nacque l’adagio popolare: Quando Fumone fuma, tutta la campagna trema, ed anche il nome del paese. Grazie alla sua posizione strategica, Fumone si rivelò nella storia una fortezza inespugnabile e furono vani i tentativi di conquista anche da parte di Federico Barbarossa ed Enrico VI di Svevia; ci riuscì solamente papa Gregorio IX nel tredicesimo secolo ma pacificamente e sotto pagamento di un ingente somma di denaro.[1]
Nel 1121 il castello di Fumone fu luogo di prigionia e di morte per Maurizio Bordino, antipapa francese conosciuto anche con il nome di Antipapa Gregorio VIII, che venne condotto a Fumone da papa Callisto II; il corpo dell’antipapa sepolto nella rocca non venne mai più ritrovato. L’episodio più importante avvenne però nel 1295 quando venne fatto prigioniero nel castello il papa Celestino V (noto con l’appellativo di Pietro da Morrone). Dopo una prigionia durata dieci mesi, morì a Fumone il 19 maggio del 1296; da allora il maniero iniziò ad essere anche un luogo spiritualmente importante. Nel corso del 1500 però la fortezza, avendo perso la sua importanza militare e non avendo più lavori di manutenzione, stava decadendo; per tale motivo, nel 1584 il papa Sisto V, decise che essendovi morto Celestino V, l’edificio doveva essere conservato come luogo di memoria storica e lo affidò ad una nobile famiglia di Roma: i marchesi Longhi. Sisto V scelse proprio tale casata perché il loro antenato Guglielmo, che venne nominato cardinale da Celestino V iniziò a espanderne il culto, proteggendo la congregazione dei celestini fondata da Pietro da Morrone.[2]
Il castello conserva nel museo interessanti reperti archeologici e comprende anche un giardino pensile, realizzato dalla famiglia Longhi nel Seicento. Il giardino sospeso, ricavato dall’unificazione dei camminamenti di ronda, dei fossati e dei quattro torrioni interni, è uno dei rari esempi nel suo genere in Europa, ed è tipico dell’arte del giardino classico all’italiana.
Durante la visita, inoltre, è possibile ascoltare la storia del marchesino Francesco Longhi che venne ucciso, a soli cinque anni e per motivi di eredità, dalle sue sette sorelle; la madre (la duchessa Emilia Caetani) impazzita completamente dal dolore non accettò di farlo seppellire e decise di farlo imbalsamare: il corpo del bambino è custodito ancora oggi in un secretaire dell’archivio gentilizio.[1]
Fonte: Wikipedia